[2] Meet the Israeli Army's Chief Gender Officer
Domenica 26 Aprile 2015 io e mia moglie siamo stati alla Festa del Libro Ebraico a Ferrara [1]; abbiamo visitato il MEIS (Museo dell'Ebraismo Italiano e della Shoah), ed abbiamo dato un'occhiata alla libreria allestita nel Chiostro di San Paolo.
C'erano moltissimi testi di grande interesse, ma sul tema che impegna molto la Havurà, cioè l'essere ebrei ed LGBT, abbiamo trovato solo due titoli.
Quello che ci ha deliziato è stato Urlo Kaddish / Allen Ginsberg - non si tratta solo di grande poesia, ma di una grande opera con immagini esplicitamente omoerotiche, scomparse dalla letteratura ebraica dopo che la Reconquista cristiana della penisola iberica aveva ridotto al silenzo i mussulmani e gli ebrei che volevano ricorrervi.
Quello che ci è dispiaciuto è stato il testo di cui allego la foto di copertina:
L'altrimenti stimabile Editore Belforte ha qui pubblicato il famoso articolo con cui rav Gilles Bernheim ha voluto attaccare il matrimonio egualitario che stava per diventare legge in Francia, e non pago di ciò, ha fatto chiosare il tutto da rav Alberto Somekh, dichiarando entrambi grandi esperti di Torah.
Ora, Gilles Bernheim ha argomentato malissimo (ho potuto rispondergli anch'io, facendo notare quanto avesse ignorato del pensiero ebraico), e qualche tempo dopo si è capito perché: lui aveva plagiato l'opuscolo scritto da un prete cattolico.
Bernheim non è più rabbino capo di Francia perché hanno scoperto che aveva usurpato un titolo accademico mai conseguito, e per altri casi di plagio; il fatto però che egli avesse dovuto copiare un testo cattolico fa pensare che di ragioni veramente cogenti contro il matrimonio egualitario sia ben difficile trovarne nel pensiero ebraico.
Rav Alberto Somekh ha ricordato che secondo il Talmud (bChullin 92a-b) il matrimonio egualitario è vietato anche ai Bnei Noach; vedo però che la maggior parte degli ebrei americani (secondo un sondaggio Gallup, il 77%) è comunque favorevole al matrimonio egualitario, e lui, il curatore dell'edizione italiana del trattato Pesachim della Mishnah, dovrebbe ben sapere che gli ebrei, se non sono profeti essi stessi, sono comunque figli di profeti (bPesachim 66a).
Ed infatti gli avevano fatto perdere il posto già nel 2010: dal 1992 era rabbino capo della Comunità di Torino, ma il malcontento dei suoi fedeli, che lo trovavano inutilmente severo, ha portato infine alla sua destituzione (vedi qui). Dura stimare un rabbino che riesce ad alienarsi la propria comunità tanto da provocare una cosa inaudita da oltre un secolo in tutta Europa!
Il problema di questo testo non è tanto la sopravvalutazione degli autori, quanto il fatto che fosse l'unico ad affrontare il problema. Una persona che non indaga su quello che fanno gli ebrei fuori d'Italia si convince che l'unica cosa che siano capaci di fare gli ebrei in questo campo sia imitare servilmente la Chiesa cattolica.
Infatti il libro di Belfiore è stato coedito insieme con il sito CulturaCattolica.it, e l'articolo di Bernheim era stato lodato da Benedetto 16°, il quale non si era reso conto di fornire così la prova regina del plagio (non è tanto facile vedere rabbini ebrei e prelati cattolici essere pienamente d'accordo su qualcosa su cui indagano indipendentemente; una persona più maligna di me citerebbe la norma procedurale del Sinedrio, per cui una condanna a morte non la si poteva decidere all'unanimità, perché l'unanimità di 23 o 71 persone su una cosa del genere era sospetta - significava che non tutti avevano pensato con la loro testa).
Invece l'articolo [2] mostra che altrove, dove gli ebrei hanno il controllo completo sul loro ambiente sociale (ed anche, purtroppo, l'oppressione su un altro popolo, quello palestinese), le cose sono assai diverse.
Traduco l'articolo per la vostra edificazione:
Incontro con il Chief Gender Officer = Responsabile Nazionale per le questioni di Genere dell'esercito israeliano
Pensate magari che passare due anni come comandante in campo faccia passare la voglia di stare nelle forze armate israeliane. Ma, dopo essere tornata nella vita civile da avvocato, Rachel Tevet-Vizel scoprì che le mancava qualcosa. "In Israele, non basta essere un avvocato", lei dice ora, "Per dare il tuo contributo a questo paese, devi essere un avvocato, più qualcos'altro". Ora Tevet-Vizel ha il grado di Generale di Brigata, ed è una delle quattro donne con il grado più alto nelle Forze di Difesa Israeliane. Essendo la principale consigliera dell'esercito sulle questioni di genere, ella sovraintende a tutte le questioni di genere e femminili per i soldati che servono nelle Forze di Difesa Israeliane.
Non è cosa da poco. Comunque tu la pensi politicamente, quando si tratta di genere, l'IDF è tra gli eserciti più progressisti ed inclusivi del mondo. Per esempio, i soldati lesbici e gay erano pienamente integrati nell'esercito israeliano da decenni prima che gli USA abrogassero la politica del "Don't Ask, Don't Tell = Io non lo chiedo, tu non lo dici" nel 2011. Il 92% dei ruoli di combattente delle FDI è aperto alle donne. Ora, visto che salgono alla ribalta le questioni transgender, il terreno si sta assestando di nuovo. La giornalista di Sisterhood Rachel E, Gross ha parlato al GB Tevet-Vizel delle opportunità per le donne nelle FDI, su come combattere la discriminazione di genere, e sul suo approccio verso i soldati transgender che iniziano la loro transizione durante il servizio militare.
Rachel E. Gross: Che ci vuole per far progredire le donne nelle FDI?
GB Rachel Tevet-Vizel: Quando fui per la prima volta sotto le armi, c'erano solo alcune donne di alto grado. Penso che sia sbagliato per il paese e sbagliato per l'esercito. Nell'ultimo decennio abbiamo progredito straordinariamente in questo. Ora, per esempio, il 40% delle forze dell'intelligence sono donne. Abbiamo donne in ruoli combattenti, donne guerriere, donne pilota, donne in marina, donne in artiglieria. Iron Dome = La cupola di ferro, per esempio, ha un 30% di donne.
Portare più donne qui richiede dei veri cambiamenti. Per esempio, se vogliamo delle donne in ruoli combattenti, abbiamo bisogno di protezioni speciali per loro. Non si può usare la stessa protezione per un uomo e per una donna. Abbiamo bisogno di equipaggiamento speciale per le donne. Queste sembrano cosucce, ma veramente cambiano il modo in cui fanno il servizio militare. Penso che ci sia del progresso, ma che ci siano ancora tante cose che possiamo fare. Non basta ancora.
Che altre cose potreste fare?
[il traduttore ritiene opportuno precisare che ritiene "l'ultima operazione" un grosso sbaglio, prima di cedere la parola al GB]
Nell'ultima operazione, tre giorni dopo aver iniziato l'operazione a Gaza, abbiamo ricevuto la richiesta di 10 mila completi di biancheria intima per signora. Non ci avevamo mai pensato prima, al fatto che così tante donne non stessero tornando a casa. La maggior parte non era sul campo di battaglia, anche se vi erano alcune infermiere e dottoresse. Ma c'erano migliaia di donne, come nell'Iron Dome, come in tutti i tipi di artiglieria, c'erano lì tutti i tipi di donne. E non ci avevamo pensato che in tutte le scatole che i soldati ricevevano durante l'operazione, con tutto il necessario, c'erano solo cose da uomini. Non c'era biancheria intima da donna. Pensateci: 10 mila completi di biancheria intima per signora. Significa che c'erano altrettante donne che erano parte di quello che è accaduto in quell'operazione.
Questo è un buon esempio di dove siamo ora. Sono parte di quello che sta andando avanti. Penso che sia una cosa importante. E questo è il mio obbiettivo: più donne in quei luoghi, che fanno il loro lavoro. Può essere l'istruzione, può essere l'artiglieria, può essere qualsiasi cosa. Ma devono essere parte di tutto. Nella maggior parte dei posti oggi, il 92% dei ruoli militari è aperto alle donne. È una cosa che è accaduta negli ultimi cinque anni.
Che ruolo ha la tecnologia nell'integrare le donne nell'esercito?
La tecnologia è una cosa in cui il genere non conta. Non hai bisogno di muscoli, non hai bisogno di essere un guerriero sul campo: quello che ti serve è il tuo cervello. Ora abbiamo un grande progetto con il Ministero dell'Educazione ed il Ministero della Scienza che prende le ragazzine di 16-17 anni e le incoraggia a dedicarsi alla tecnologia. Le addestrano alla tecnologia, e poi vengono nell'esercito, e sono in tutti i tipi di unità che trattano con la tecnologia. Penso che sia un grande passo verso la pari opportunità nell'esercito. Per le donne, è anche una grande opportunità per i successivi momenti della loro vita. So di certo che le donne che sono nelle unità tecnologiche dell'esercito trovano un'eccellente lavoro quando lasciano l'esercito.
Ci hai detto di quanto valgono le FDI per le donne; quanto valgono le donne per le FDI?
Innanzitutto, è una questione assolutamente pratica. Le donne sono il 33% dei soldati delle FDI. Sarebbe un colossale spreco per l'esercito non prendere quel 33% e metterlo in tutti i posti in cui possono far parte della missione delle FDI. Vuol dire sprecare tanta brava gente che può fare il lavoro. Inoltre, se davvero parliamo di pari opportunità, loro devono esserci. Fa parte dell'esserci, di partecipare a quello che sta accadendo. La terza cosa è che prendere delle buone decisioni dipende dall'udire tutte le voci, comprese quelle delle donne. Questa è una delle ragioni per cui voglio più donne di alto grado nell'esercito, in modo che influenzino veramente il modo in cui vanno le cose nell'esercito.
Peculiari problemi nascono dal far fare il militare insieme ad uomini e donne. Come hanno gestito le molestie sessuali le FDI negli ultimi anni?
Abbiamo una politica severissima contro tutto quello che potresti chiamare molestia sessuale. In ogni unità abbiamo una persona che è qualcosa come un rappresentante del consigliere di genere. Tre anni fa, abbiamo aperto un centro speciale chiamato Mahut, che tratta le molestie sessuali nell'esercito. Puoi chiamare il centro direttamente, bypassando il tuo comandante. Per esempio, un soldato assalito da un altro soldato può chiamarci, lo porteremo alla polizia militare, e gli daremo il trattamento di cui ha bisogno. Alcune settimane fa ho ricevuto una chiamata da un generale donna dell'esercito americano, che diceva che lei voleva visitare il nostro centro ed imparare dalle FDI come trattiamo questi casi di molestie sessuali.
Nelle unità combattenti, in verità, ci sono meno casi di molestie sessuali rispetto al resto dell'esercito. Questo perché i soldati sono come fratelli: loro combattono insieme, e sono parte della stessa unità. È interessante che circa il 10% dei casi che affrontiamo riguardano uomini, non donne. Nel complesso, abbiamo meno casi di molestie sessuali di altre grandi organizzazioni del paese, come la polizia, ma ne abbiamo. Li affrontiamo uno per uno, con grande severità.
Poiché le FDI sono l'unico esercito del mondo con il servizio di leva sia per gli uomini che per le donne, avete avuto assai più tempo per adeguarvi a questi problemi. Altri paesi vengono a chiedervi consigli?
Ogni anno, in maggio o giugno, tengo una conferenza al NATO Committee on Gender Perspectives. Nel Committee, delegati da tutti i tipi di paesi ed eserciti di tutto il mondo vengono da me a chiedermi a proposito delle donne in zona di operazioni - su come trattare le molestie sessuali, i rapporti tra donne e tecnologia, il reclutamento, i diritti sociali per le madri, le licenze di maternità. La Norvegia programma di diventare nel 2016 il secondo paese al mondo con la leva obbligatoria per uomini e donne. Ho parlato con il consigliere di genere dell'esercito norvegese, e gli ho dato dei consigli. Loro dicono che la pari opportunità è il motivo per avere il servizio di leva in Norvegia.
Come ha agito l'esercito israeliano per integrare i soldati LGBT?
Per anni nel nostro paese non abbiamo avuto una politica a proposito dell'orientamento sessuale. Semplicemente, non era una delle domande che facevamo. Lo scopo era che ognuno dovesse essere nell'esercito, ed ognuno dovrebbe sentirsi al sicuro e tranquillo nell'esercito. Quando una ragazzina od un ragazzo venivano a fare il servizio militare, chiedevamo loro che avevano studiato al liceo, e com'era la loro salute, non la loro sessualità.
Ultimamente, abbiamo avuto dei casi in cui delle persone sono venute a dirci che sono transgender, e che sono a metà di una transizione. Il problema è che, secondo la legge israeliana, non puoi avere un'operazione di cambio di sesso prima dei 18 anni. Ed a 18 anni sei già coscritto. Perciò, se qualcuno viene da noi a dirci: "Sono già un uomo" o "Sono già una donna", noi possiamo trattarli come sono. Ma la maggior parte di queste persone stanno facendo la transizione durante il servizio militare. Perciò la sfida è tentare di adeguare le loro condizioni di servizio militare alla transizione che stanno compiendo.
Se un uomo ci viene a dire che vuole essere una donna, ma non ha ancora avuto l'operazione, gli chiediamo: "Puoi dimostrarci che è una cosa seria? Di che hai bisogno?". Per esempio, se egli vuol essere una donna, lui potrebbe voler tenere i capelli lunghi, od indossare un'uniforme da donna - cose che non sono consentite ai militari uomini. Ed allora gli diamo un permesso speciale che dice che va bene così. O può aver bisogno di una doccia speciale. Ed allora lo trasferiamo in modo che possa andare a casa e farsi la doccia lì. Quindi, stiamo cercando di adeguarci. Cerchiamo di capire quello che sta accadendo. Progresso e tolleranza sono le parole chiave.
Per molti versi, l'esercito è più avanti di Israele quando si tratta di politiche progressiste. In che modo quello che accade nell'esercito influenza la società israeliana in generale?
Siamo più avanti di lei. Siamo molto più tolleranti del resto del paese. Quello che accade nell'esercito influenza quello che accade nella società israeliana, e per molti versi è il futuro della società israeliana. Più gente nell'esercito è esposta a persone diverse da loro. Imparano ad essere più tolleranti. Per esempio, se sei il comandante di un'unità combattente, ed hai sotto di te un ottimo soldato che è gay, lui è parte dell'unità. Capisci che loro ne fanno parte e che non c'è vera differenza. Capisci che è la stessa cosa; non è un problema. Ci sono comandanti lesbici o gay, e perciò un soldato può guardarli e dire: "Il mio comandante era gay, e con questo?" Non c'è problema. Fa parte del tuo addestramento. Perciò ti prepari a capirlo ed a portarlo con te dopo il congedo.
Sono un sionista abbastanza moderato - riconosco allo stato d'Israele una funzione pratica, non certo un valore escatologico o metafisico, ed in molte cose sono d'accordo con Yeshayahu Leibowitz (1903 - 1994); ma vedo che quando gli ebrei possono determinare il proprio destino, hanno il coraggio di tentare strade nuove, che anche altri paesi ed altri popoli vogliono percorrere.
Ed è bene notare che le Forze di Difesa Israeliane sono il QUARTO esercito del mondo, sebbene in Israele vivano solo 8 milioni 345 mila persone (dati 2015). Come faceva notare George Orwell, in guerra non si può fingere una forza che non si ha - ed anche i/le coscritt* LGBT israeliani fanno sì che, se un nuovo Hitler si facesse vivo, non la passerebbe liscia.
La cosiddetta "ideologia del gender" non può far male a nessuno (perché non esiste), ed i ciarlatani che sostengono che una persona diventa omosessuale perché non si sente all'altezza delle responsabilità connesse al proprio ruolo di genere (maschile), messi a confronto con questa ben diversa realtà mostrano la loro stolidità e malafede.
Raffaele Yona Ladu