mercoledì 29 aprile 2015

Dalla Fiera del Libro Ebraico di Ferrara alla Kirya di Tel Aviv-Yafo

[1] Festa del Libro Ebraico 2015

[2] Meet the Israeli Army's Chief Gender Officer

Domenica 26 Aprile 2015 io e mia moglie siamo stati alla Festa del Libro Ebraico a Ferrara [1]; abbiamo visitato il MEIS (Museo dell'Ebraismo Italiano e della Shoah), ed abbiamo dato un'occhiata alla libreria allestita nel Chiostro di San Paolo.

C'erano moltissimi testi di grande interesse, ma sul tema che impegna molto la Havurà, cioè l'essere ebrei ed LGBT, abbiamo trovato solo due titoli.

Quello che ci ha deliziato è stato Urlo Kaddish / Allen Ginsberg - non si tratta solo di grande poesia, ma di una grande opera con immagini esplicitamente omoerotiche, scomparse dalla letteratura ebraica dopo che la Reconquista cristiana della penisola iberica aveva ridotto al silenzo i mussulmani e gli ebrei che volevano ricorrervi.

Quello che ci è dispiaciuto è stato il testo di cui allego la foto di copertina:


L'altrimenti stimabile Editore Belforte ha qui pubblicato il famoso articolo con cui rav Gilles Bernheim ha voluto attaccare il matrimonio egualitario che stava per diventare legge in Francia, e non pago di ciò, ha fatto chiosare il tutto da rav Alberto Somekh, dichiarando entrambi grandi esperti di Torah.

Ora, Gilles Bernheim ha argomentato malissimo (ho potuto rispondergli anch'io, facendo notare quanto avesse ignorato del pensiero ebraico), e qualche tempo dopo si è capito perché: lui aveva plagiato l'opuscolo scritto da un prete cattolico.

Bernheim non è più rabbino capo di Francia perché hanno scoperto che aveva usurpato un titolo accademico mai conseguito, e per altri casi di plagio; il fatto però che egli avesse dovuto copiare un testo cattolico fa pensare che di ragioni veramente cogenti contro il matrimonio egualitario sia ben difficile trovarne nel pensiero ebraico.

Rav Alberto Somekh ha ricordato che secondo il Talmud (bChullin 92a-b) il matrimonio egualitario è vietato anche ai Bnei Noach; vedo però che la maggior parte degli ebrei americani (secondo un sondaggio Gallup, il 77%) è comunque favorevole al matrimonio egualitario, e lui, il curatore dell'edizione italiana del trattato Pesachim della Mishnah, dovrebbe ben sapere che gli ebrei, se non sono profeti essi stessi, sono comunque figli di profeti (bPesachim 66a).

Ed infatti gli avevano fatto perdere il posto già nel 2010: dal 1992 era rabbino capo della Comunità di Torino, ma il malcontento dei suoi fedeli, che lo trovavano inutilmente severo, ha portato infine alla sua destituzione (vedi qui). Dura stimare un rabbino che riesce ad alienarsi la propria comunità tanto da provocare una cosa inaudita da oltre un secolo in tutta Europa!

Il problema di questo testo non è tanto la sopravvalutazione degli autori, quanto il fatto che fosse l'unico ad affrontare il problema. Una persona che non indaga su quello che fanno gli ebrei fuori d'Italia si convince che l'unica cosa che siano capaci di fare gli ebrei in questo campo sia imitare servilmente la Chiesa cattolica.

Infatti il libro di Belfiore è stato coedito insieme con il sito CulturaCattolica.it, e l'articolo di Bernheim era stato lodato da Benedetto 16°, il quale non si era reso conto di fornire così la prova regina del plagio (non è tanto facile vedere rabbini ebrei e prelati cattolici essere pienamente d'accordo su qualcosa su cui indagano indipendentemente; una persona più maligna di me citerebbe la norma procedurale del Sinedrio, per cui una condanna a morte non la si poteva decidere all'unanimità, perché l'unanimità di 23 o 71 persone su una cosa del genere era sospetta - significava che non tutti avevano pensato con la loro testa).

Invece l'articolo [2] mostra che altrove, dove gli ebrei hanno il controllo completo sul loro ambiente sociale (ed anche, purtroppo, l'oppressione su un altro popolo, quello palestinese), le cose sono assai diverse.

Traduco l'articolo per la vostra edificazione:
Incontro con il Chief Gender Officer = Responsabile Nazionale per le questioni di Genere dell'esercito israeliano
Pensate magari che passare due anni come comandante in campo faccia passare la voglia di stare nelle forze armate israeliane. Ma, dopo essere tornata nella vita civile da avvocato, Rachel Tevet-Vizel scoprì che le mancava qualcosa. "In Israele, non basta essere un avvocato", lei dice ora, "Per dare il tuo contributo a questo paese, devi essere un avvocato, più qualcos'altro". Ora Tevet-Vizel ha il grado di Generale di Brigata, ed è una delle quattro donne con il grado più alto nelle Forze di Difesa Israeliane. Essendo la principale consigliera dell'esercito sulle questioni di genere, ella sovraintende a tutte le questioni di genere e femminili per i soldati che servono nelle Forze di Difesa Israeliane.
Non è cosa da poco. Comunque tu la pensi politicamente, quando si tratta di genere, l'IDF è tra gli eserciti più progressisti ed inclusivi del mondo. Per esempio, i soldati lesbici e gay erano pienamente integrati nell'esercito israeliano da decenni prima che gli USA abrogassero la politica del "Don't Ask, Don't Tell = Io non lo chiedo, tu non lo dici" nel 2011. Il 92% dei ruoli di combattente delle FDI è aperto alle donne. Ora, visto che salgono alla ribalta le questioni transgender, il terreno si sta assestando di nuovo. La giornalista di Sisterhood Rachel E, Gross ha parlato al GB Tevet-Vizel delle opportunità per le donne nelle FDI, su come combattere la discriminazione di genere, e sul suo approccio verso i soldati transgender che iniziano la loro transizione durante il servizio militare.
Rachel E. Gross: Che ci vuole per far progredire le donne nelle FDI?
GB Rachel Tevet-Vizel: Quando fui per la prima volta sotto le armi, c'erano solo alcune donne di alto grado. Penso che sia sbagliato per il paese e sbagliato per l'esercito. Nell'ultimo decennio abbiamo progredito straordinariamente in questo. Ora, per esempio, il 40% delle forze dell'intelligence sono donne. Abbiamo donne in ruoli combattenti, donne guerriere, donne pilota, donne in marina, donne in artiglieria. Iron Dome = La cupola di ferro, per esempio, ha un 30% di donne.
Portare più donne qui richiede dei veri cambiamenti. Per esempio, se vogliamo delle donne in ruoli combattenti, abbiamo bisogno di protezioni speciali per loro. Non si può usare la stessa protezione per un uomo e per una  donna. Abbiamo bisogno di equipaggiamento speciale per le donne. Queste sembrano cosucce, ma veramente cambiano il modo in cui fanno il servizio militare. Penso che ci sia del progresso, ma che ci siano ancora tante cose che possiamo fare. Non basta ancora.
Che altre cose potreste fare?
[il traduttore ritiene opportuno precisare che ritiene "l'ultima operazione" un grosso sbaglio, prima di cedere la parola al GB]
Nell'ultima operazione, tre giorni dopo aver iniziato l'operazione a Gaza, abbiamo ricevuto la richiesta di 10 mila completi di biancheria intima per signora. Non ci avevamo mai pensato prima, al fatto che così tante donne non stessero tornando a casa. La maggior parte non era sul campo di battaglia, anche se vi erano alcune infermiere e dottoresse. Ma c'erano migliaia di donne, come nell'Iron Dome, come in tutti i tipi di artiglieria, c'erano lì tutti i tipi di donne. E non ci avevamo pensato che in tutte le scatole che i soldati ricevevano durante l'operazione, con tutto il necessario, c'erano solo cose da uomini. Non c'era biancheria intima da donna. Pensateci: 10 mila completi di biancheria intima per signora. Significa che c'erano altrettante donne che erano parte di quello che è accaduto in quell'operazione.
Questo è un buon esempio di dove siamo ora. Sono parte di quello che sta andando avanti. Penso che sia una cosa importante. E questo è il mio obbiettivo: più donne in quei luoghi, che fanno il loro lavoro. Può essere l'istruzione, può essere l'artiglieria, può essere qualsiasi cosa. Ma devono essere parte di tutto. Nella maggior parte dei posti oggi, il 92% dei ruoli militari è aperto alle donne. È una cosa che è accaduta negli ultimi cinque anni. 
Che ruolo ha la tecnologia nell'integrare le donne nell'esercito?
La tecnologia è una cosa in cui il genere non conta. Non hai bisogno di muscoli, non hai bisogno di essere un guerriero sul campo: quello che ti serve è il tuo cervello. Ora abbiamo un grande progetto con il Ministero dell'Educazione ed il Ministero della Scienza che prende le ragazzine di 16-17 anni e le incoraggia a dedicarsi alla tecnologia. Le addestrano alla tecnologia, e poi vengono nell'esercito, e sono in tutti i tipi di unità che trattano con la tecnologia. Penso che sia un grande passo verso la pari opportunità nell'esercito. Per le donne, è anche una grande opportunità per i successivi momenti della loro vita. So di certo che le donne che sono nelle unità tecnologiche dell'esercito trovano un'eccellente lavoro quando lasciano l'esercito.
Ci hai detto di quanto valgono le FDI per le donne; quanto valgono le donne per le FDI? 
Innanzitutto, è una questione assolutamente pratica. Le donne sono il 33% dei soldati delle FDI. Sarebbe un colossale spreco per l'esercito non prendere quel 33% e metterlo in tutti i posti in cui possono far parte della missione delle FDI. Vuol dire sprecare tanta brava gente che può fare il lavoro. Inoltre, se davvero parliamo di pari opportunità, loro devono esserci. Fa parte dell'esserci, di partecipare a quello che sta accadendo. La terza cosa è che prendere delle buone decisioni dipende dall'udire tutte le voci, comprese quelle delle donne. Questa è una delle ragioni per cui voglio più donne di alto grado nell'esercito, in modo che influenzino veramente il modo in cui vanno le cose nell'esercito.
Peculiari problemi nascono dal far fare il militare insieme ad uomini e donne. Come hanno gestito le molestie sessuali le FDI negli ultimi anni?
Abbiamo una politica severissima contro tutto quello che potresti chiamare molestia sessuale. In ogni unità abbiamo una persona che è qualcosa come un rappresentante del consigliere di genere. Tre anni fa, abbiamo aperto un centro speciale chiamato Mahut, che tratta le molestie sessuali nell'esercito. Puoi chiamare il centro direttamente, bypassando il tuo comandante. Per esempio, un soldato assalito da un altro soldato può chiamarci, lo porteremo alla polizia militare, e gli daremo il trattamento di cui ha bisogno. Alcune settimane fa ho ricevuto una chiamata da un generale donna dell'esercito americano, che diceva che lei voleva visitare il nostro centro ed imparare dalle FDI come trattiamo questi casi di molestie sessuali.
Nelle unità combattenti, in verità, ci sono meno casi di molestie sessuali rispetto al resto dell'esercito. Questo perché i soldati sono come fratelli: loro combattono insieme, e sono parte della stessa unità. È interessante che circa il 10% dei casi che affrontiamo riguardano uomini, non donne. Nel complesso, abbiamo meno casi di molestie sessuali di altre grandi organizzazioni del paese, come la polizia, ma ne abbiamo. Li affrontiamo uno per uno, con grande severità.
Poiché le FDI sono l'unico esercito del mondo con il servizio di leva sia per gli uomini che per le donne, avete avuto assai più tempo per adeguarvi a questi problemi. Altri paesi vengono a chiedervi consigli?
Ogni anno, in maggio o giugno, tengo una conferenza al NATO Committee on Gender Perspectives. Nel Committee, delegati da tutti i tipi di paesi ed eserciti di tutto il mondo vengono da me a chiedermi a proposito delle donne in zona di operazioni - su come trattare le molestie sessuali, i rapporti tra donne e tecnologia, il reclutamento, i diritti sociali per le madri, le licenze di maternità. La Norvegia programma di diventare nel 2016 il secondo paese al mondo con la leva obbligatoria per uomini e donne. Ho parlato con il consigliere di genere dell'esercito norvegese, e gli ho dato dei consigli. Loro dicono che la pari opportunità è il motivo per avere il servizio di leva in Norvegia.
Come ha agito l'esercito israeliano per integrare i soldati LGBT?
Per anni nel nostro paese non abbiamo avuto una politica a proposito dell'orientamento sessuale. Semplicemente, non era una delle domande che facevamo. Lo scopo era che ognuno dovesse essere nell'esercito, ed ognuno dovrebbe sentirsi al sicuro e tranquillo nell'esercito. Quando una ragazzina od un ragazzo venivano a fare il servizio militare, chiedevamo loro che avevano studiato al liceo, e com'era la loro salute, non la loro sessualità.
Ultimamente, abbiamo avuto dei casi in cui delle persone sono venute a dirci che sono transgender, e che sono a metà di una transizione. Il problema è che, secondo la legge israeliana, non puoi avere un'operazione di cambio di sesso prima dei 18 anni. Ed a 18 anni sei già coscritto. Perciò, se qualcuno viene da noi a dirci: "Sono già un uomo" o "Sono già una donna", noi possiamo trattarli come sono. Ma la maggior parte di queste persone stanno facendo la transizione durante il servizio militare. Perciò la sfida è tentare di adeguare le loro condizioni di servizio militare alla transizione che stanno compiendo.
Se un uomo ci viene a dire che vuole essere una donna, ma non ha ancora avuto l'operazione, gli chiediamo: "Puoi dimostrarci che è una cosa seria? Di che hai bisogno?". Per esempio, se egli vuol essere una donna, lui potrebbe voler tenere i capelli lunghi, od indossare un'uniforme da donna - cose che non sono consentite ai militari uomini. Ed allora gli diamo un permesso speciale che dice che va bene così. O può aver bisogno di una doccia speciale. Ed allora lo trasferiamo in modo che possa andare a casa e farsi la doccia lì. Quindi, stiamo cercando di adeguarci. Cerchiamo di capire quello che sta accadendo. Progresso e tolleranza sono le parole chiave.
Per molti versi, l'esercito è più avanti di Israele quando si tratta di politiche progressiste. In che modo quello che accade nell'esercito influenza la società israeliana in generale?
Siamo più avanti di lei. Siamo molto più tolleranti del resto del paese. Quello che accade nell'esercito influenza quello che accade nella società israeliana, e per molti versi è il futuro della società israeliana. Più gente nell'esercito è esposta a persone diverse da loro. Imparano ad essere più tolleranti. Per esempio, se sei il comandante di un'unità combattente, ed hai sotto di te un ottimo soldato che è gay, lui è parte dell'unità. Capisci che loro ne fanno parte e che non c'è vera differenza. Capisci che è la stessa cosa; non è un problema. Ci sono comandanti lesbici o gay, e perciò un soldato può guardarli e dire: "Il mio comandante era gay, e con questo?" Non c'è problema. Fa parte del tuo addestramento. Perciò ti prepari a capirlo ed a portarlo con te dopo il congedo.
Sono un sionista abbastanza moderato - riconosco allo stato d'Israele una funzione pratica, non certo un valore escatologico o metafisico, ed in molte cose sono d'accordo con Yeshayahu Leibowitz (1903 - 1994); ma vedo che quando gli ebrei possono determinare il proprio destino, hanno il coraggio di tentare strade nuove, che anche altri paesi ed altri popoli vogliono percorrere.

Ed è bene notare che le Forze di Difesa Israeliane sono il QUARTO esercito del mondo, sebbene in Israele vivano solo 8 milioni 345 mila persone (dati 2015). Come faceva notare George Orwell, in guerra non si può fingere una forza che non si ha - ed anche i/le coscritt* LGBT israeliani fanno sì che, se un nuovo Hitler si facesse vivo, non la passerebbe liscia.

La cosiddetta "ideologia del gender" non può far male a nessuno (perché non esiste), ed i ciarlatani che sostengono che una persona diventa omosessuale perché non si sente all'altezza delle responsabilità connesse al proprio ruolo di genere (maschile), messi a confronto con questa ben diversa realtà mostrano la loro stolidità e malafede.

Raffaele Yona Ladu

mercoledì 22 aprile 2015

Il caso Yentl/Anshel/Avigdor per il cabalista

Non è mai facile occuparsi di Qabalah, ed ancor meno della reincarnazione come da lei contemplata - consiglio caldamente i lettori di usare il mio articolo come spunto per esplorare l'argomento da soli, perché non è garantito che abbia capito bene tutto.

Ho già fatto un'analisi sessuologica del film Yentl; ora cerco di approfondire l'argomento dello yibum = levirato, che nel film si adombra, dal punto di vista cabalistico.

Partiamo dal testo biblico (Deuteronomio 25:5-10):
5 Quando alcuni fratelli dimorino insieme, ed uno d’essi muoja senza prole la moglie del morto non dovrà maritarsi fuori (di casa) con qualche estraneo, (ma) il suo cognato la sposerà, e prendendola in moglie, compierà verso di lei il dovere di cognato.
6 Ed il primo figlio ch’ella partorirà resterà sotto il nome del fratello defunto [sarà suo successore, quasi fosse suo figlio], in guisa che il nome di lui non vada estinto di mezzo ad Israel.
7 Se poi colui non vorrà pigliare la sua cognata, questa salirà al tribunale, agli anziani, e dirà: Il mio cognato ricusa di far risorgere in Israel il nome di suo fratello, egli non vuole compiere verso di me il dovere di cognato.
8 Gli anziani della sua città lo chiameranno e gli parleranno; e quand’egli persista, e dica: “Non voglio pigliarla”,
9 La sua cognata gli si appresserà, in presenza degli anziani, e gli leverà la scarpa dal piede, e gli sputerà davanti, indi dirà così merita essere trattato colui che non vuole edificare la casa del proprio fratello.
10 Ed egli verrà chiamato in Israel: La famiglia dello scalzato [forse non avendo voluto perpetuare il nome del fratello, andava estinto il suo, e non compariva nei registri, e la sua discendenza portava il nome non di famiglia del tale, ma sì di famiglia d’un anonimo, noto soltanto sotto l’ignominioso nome di scalzato].
La traduzione [insieme con le note tra parentesi quadre] è di Shemuel David Luzzatto (noto come SHaDaL), risale al 1872, e purtroppo dimostra tutti i suoi anni; chi preferisce traduzioni cristiane più moderne, si serva qui.

Come viene spiegato qui (da una traduzione inglese commentata dell'opera Sha'ar ha-Gilgulim = La porta delle reincarnazioni di Yitzchaq LuriaChayim Vital [o meglio: Vital afferma di aver trascritto le lezioni di Luria]), lo yibum viene interpretato come una forma di reincarnazione: il fratello che accetta di sposare la cognata rimasta vedova senza figli accetta in realtà di accogliere in sé ('ibur = fecondazione) l'anima del fratello defunto, per farla poi reincarnare nel figlio della cognata divenuta moglie.

Shadal non amava la qabalah, e lo dimostra cercando con le sue note tra parentesi quadre di prevenire interpretazioni cabalistiche; nella sua traduzione spiega che il figlio viene inteso come successore del fratello morto, ma il testo letterale dice proprio che il figlio primogenito "sorgerà a nome del fratello di lui defunto" - ed i cabalisti lo ritengono la prova della sua reincarnazione.

Reincarnazione necessaria perché, secondo i cabalisti, chi non ha figli è come se non fosse mai venuto al mondo; la reincarnazione, in questo caso particolare, equivale ad una nuova nascita, senza il dovere di riparare il male fatto nelle precedenti incarnazioni.

Ma il fratello vivo che si rifiuta di sposare la cognata nega al fratello defunto quest'opportunità; ciononostante, gli ebrei ortodossi attualmente eseguono pressoché sempre la chalitzah = scalzamento, e per gli ebrei di altre denominazioni lo yibum e la chalitzah hanno solo valore storico.

Nel film Avigdor propone ad Yentl/Anshel di sposare Hadas, similmente a quello che accade nel levirato; Yentl/Anshel obbietta che loro due non sono fratelli, ma Avigdor ribatte che sono più che fratelli, cioè compagni di studio.

Abbiamo già incontrato il concetto di 'ibur, dicendo che così si chiama l'accoglienza che dà il fratello vivo all'anima del fratello morto; ma qui si spiega che può accadere anche tra due persone vive entrambe:
Talvolta, [l'occasione di] una mitzwah = compito si presenta ad una persona, e lei [la coglie] eseguendola come si deve. A quel punto la Nefesh = Anima inferiore di un'altro giusto che aveva compiuto correttamente la medesima mitzwah si unirà a quella persona come un''ibur, in quanto tale mitzwah li rende affini.
Non solo, è anche possibile che il giusto sia ancora in vita, e comunque può verificarsi un''ibur.
Perciò, se una persona compie una mitzwah o delle mitzwot che ha già compiuto correttamente un giusto, allora la Nefesh di quello tzadiq = giusto può entrare in quest'individuo, anche se i due sono tuttora vivi.
Questo è il significato segreto del versetto:
"La Nefesh di Giònata rimase legata alla Nefesh di Davide" (1 Samuele 18:1).
In altre parole, anche quand'erano vivi entrambi, la Nefesh di Davide si unì con Giònata come un 'ibur.
Grande mitzwah è lo studio della Torah, ed Avigdor implicitamente osserva che può esserci un'yibur tra due tzadiqim = giusti che compiono la medesima mitzwah, come appunto lui ed Yentl/Anshel: chi l'ha compiuta prima (Avigdor) viene accolto da chi l'ha compiuta poi (Yentl/Anshel).

Perciò ella/egli diventa l'"agente riproduttivo" di Avigdor - è come se ci fosse lui nel letto con Hadas, ed è per questo che lui chiede ad Yentl/Anshel, se ha fatto proprio tutto quello che ci si aspettava dal chatan = sposo con la chalah = sposa.

Che la 'ibur = fecondazione possa aver significato omoerotico lo mostra sia il comportamento di Avigdor verso Yentl/Anshel nel film, sia quello di Davide e Giònata nella Bibbia, sia quello di Sigmund Freud verso Wilhelm Fliess, al quale descrisse per lettera un sogno che, secondo Daniel Boyarin, si può interpretare come di generargli dei figli - se anche Freud conosceva la qabbalah, il sogno può avere significato meno letterale di quello che si pensa, ma comunque assai significativo.

Ma quello che è interessante notare è che un 'ibur si era già probabilmente verificato nella vita di Yentl: nell'opera di Luria e Vital che stiamo esaminando, Sha'ar ha-Gilgulim = La porta delle reincarnazioni, la parte immateriale dell'uomo è divisa in
  • Nefesh = Anima inferiore, istintuale, ligia al dovere verso Dio;
  • Ruach = Spirito, emozionale, ispirato dall'amore di Dio;
  • Neshamah = Anima superiore, intellettuale, convinta dalla comprensione di Dio.
Ce ne sono altri due, mutuati dallo Zohar,  Chayah = Vivacità ed Yechidah = Unità, ma non sono qui pertinenti, in quanto la reincarnazione perfeziona solo i primi tre, e gli ultimi due sono accessibili solo all'esperienza mistica; altra osservazione interessante è che, poiché secondo un altro modello ebraico, Ruach è il trait-d'union tra Nefesh e Neshamah, ci sono psicoanalisti junghiani (come Roberto Sicurteri) che cercano di forzarvi (più che sovrapporvi) il loro modello della coniunctio oppositorum - ma è materiale per un altro post dedicato a Lilith].

Come spiegato qui, soltanto nel caso dello yibum, o della primissima incarnazione di una persona, le tre parti possono reincarnarsi insieme; negli altri casi prima si reincarna la Nefesh finché non è perfetta; poi tocca al Ruach (che si reincarna insieme con la Nefesh, perché altrimenti il corpo non può vivere), ed infine alla Neshamah (che si reincarna insieme con entrambi).

E che succede se una Nefesh completa il suo tiqun = emendamento prima del termine naturale della vita della persona? Viene in soccorso la Nefesh di un giusto, ovvero di chi ha già completato il suo tiqun, che compie un''ibur per entrare nella persona, e svolgervi il ruolo di Ruach; e potrebbe capitare pure di ricevere un secondo 'ibur, da parte della Nefesh di un secondo giusto che svolgerà il ruolo di Neshamah!

È possibile che i due giusti fecondatori siano vivi, ma è anche possibile che siano morti - Luria e Vital precisano qui che uno potrebbe pure, se se lo merita, ricevere la Nefesh del patriarca Abramo!

E non è affatto scritto che uno debba per forza ricevere l''ibur della Nefesh di una persona del proprio sesso biologico!

E com'è che un bambino piccolo muore improvvisamente? Probabilmente, secondo i cabalisti, era l'ultima reincarnazione di uno tzadiq a cui mancava pochissimo per completare il tiqun della sua Nefesh/Ruach/Neshamah; al suo termine, la sua vita non aveva più scopo.

Penso che Yentl non avesse scelto il nome Anshel, del suo fratello morto, a caso: lei riteneva di aver assunto per 'ibur la Nefesh del fratello Anshel, un maschio destinato ad essere il grande studioso della Torah figlio del padre Mendel.

Secondo Luria e Vital (vedi qui) lo tzadiq che si presta a questo (similmente al bodhisattva della tradizione buddhista) lo fa non solo per altruismo (per aiutare la persona che "feconda" ad andare oltre il suo livello originario), ma anche per aumentare i propri meriti, perché le mitzwot = compiti che la persona esegue sotto la sua guida vengono attribuite a lui, e lo elevano ulteriormente - come appunto accade al fratello morto reincarnatosi grazie allo yibum.

Questo non solo permette ad Yentl di andare oltre i limiti della sua condizione (femminile), ma è anche lo strumento per realizzare la vocazione del prematuramente morto fratello Anshel (la cui Nefesh diventa il Ruach di Yentl, e le ispira l'amore per la Torah), e quello per consentire ad Avigdor di unirsi alla sua basherte = sposa scelta dal Cielo (facendo della propria Nefesh la Neshamah di Yentl, rendendola proficiente nella Torah), compiendo così una mitzwah ancora più grande (come diceva Mendel, il padre di Yentl, a che serve studiare se non ci sono bambini a cui insegnare e tramandare una tradizione?).

Come però dice nel film rav Zalman, lo studio della Torah non è fine a se stesso, bensì deve insegnare a comportarsi - e quando Yentl/Anshel/Avigdor acquisisce la Neshamah, si rende conto che non può continuare a vivere nella menzogna: deve fare il coming-out, e recarsi dove può agire questo nuovo livello di consapevolezza.

La società ebraica in cui vive Yentl/Anshel/Avigdor è retta da un'halakhah = legge fortemente eteronormativa, ma la qabbalah fornisce a chi la padroneggia i mezzi per superarla - ed infatti una parte dei problemi che l'eteronormatività degli italiani pone è dovuta all'ignoranza religiosa della maggior parte dei cattolici, i quali non si rendono perciò conto delle panzane che si va a raccontar loro.

Isaac Bashevis Singer e Barbra Streisand non hanno scritto una semplice storia di travestimento - loro pregio è l'averla resa godibile anche da chi ignora questi dettagli cabalistici.

Raffaele Yona Ladu

Il caso Yentl/Anshel per il sessuologo

Il film Yentl, ispirato ad un racconto di Isaac Bashevis Singer, ha due punti interessanti da esplicitare - qui parliamo di quello sessuologico: l’identità sessuale di Yentl.

  • Sesso biologico: l’assetto corporeo (per semplicità non approfondiamo);
  • Identità di genere: il gruppo di persone a cui si sente di appartenere;
  • Orientamento sessuale: il gruppo di persone con cui si cercano relazioni intime (la definizione può sembrare inutilmente contorta, ma scaccia la pedofilia e la bestialità dall’elenco degli orientamenti sessuali);
  • Ruolo di genere: il gruppo di persone di cui si adotta il comportamento.
Applichiamo questa classificazione a Yentl/Anshel:
  • Sesso biologico: femminile cissessuale (non c’è intersessualità);
  • Identità di genere: femminile;
  • Orientamento sessuale: eterosessuale (identità di genere femminile, ricerca di relazioni intime con persone di identità di genere maschile);
  • Ruolo di genere: maschile (nella società in cui vive Yentl, studiare la Torah è compito esclusivamente maschile).
Nel film noi possiamo vedere un mucchio di situazioni in cui era semplicissimo rendersi conto che il sesso biologico di Yentl/Anshel era femminile, ma nessuno ci ha badato.

Questo perché, nella società in cui vive Yentl, in caso di discrasia tra le quattro componenti dell’identità sessuale, quella che prevale è il ruolo di genere, ovvero quella indiscutibilmente e completamente sociale (su cosa ci sia di innato e cosa di acquisito nell’orientamento sessuale e nell’identità di genere il dibattito è tuttora aperto – ed il sesso biologico può essere deliberatamente modificato, come sanno le persone trans, oppure attribuito arbitrariamente, come ben sanno gli intersessuali).

Perché ci sono tante femministe e tanti attivisti LGBT tra gli ebrei? Proprio perché sono abituati a pensare che è la società a determinare il destino degli individui, compreso l’Eterno (c’è un ben noto midrash che recita: “Se voi siete i miei testimoni, io sarò il vostro Dio; se voi non siete i miei testimoni, per così dire, non sarò più il vostro Dio”, ed è ancor più noto l’episodio in cui i rabbini mettono l’Eterno in minoranza), e che perciò su ogni cosa si può e si deve intervenire a livello sociale.

Confrontiamo il caso Yentl/Anshel con il famoso caso Herculine Barbin (1838-1868), analizzato da Michel Foucault:
  • Sesso biologico: intersessualità, per la precisione pseudoermafroditismo maschile  - i suoi organi sessuali maschili di aspetto non standard l’hanno fatta attribuire alla nascita al sesso femminile;
  • Identità di genere: femminile;
  • Orientamento sessuale: omosessuale (identità di genere femminile; ricerca di relazioni intime con persone della medesima identità di genere);
  • Ruolo di genere: femminile.
I giudici del tribunale francese che le imposero di cambiare nome e sesso anagrafico invece si basarono su due considerazioni: da un punto di vista binario, il sesso biologico era maschile, anche se imperfettamente maschile, e fare di lei un maschio anche a livello sociale significava trasformare la sua omosessualità in eterosessualità.

Questo è il modo di ragionare delle Sentinelle in Piedi e di chi nella chiesa cattolica conduce crociate contro un nemico che non esiste al di fuori di lei (perché l’ideologia del gender non è altro che una caricatura della teologia jahwista): tutto deve essere allineato al sesso biologico, per giunta visto in modo strettamente binario; se è dubbio, aiuta a determinarlo l'eteronormativa presunzione di eterosessualità – chi cerca relazioni intime con donne è uomo fino a prova contraria, e viceversa.

Ed influenza anche l’attivismo LGBT: è certo utile sapere se l’orientamento sessuale e l’identità di genere hanno una componente biologica, ma non sarebbe questo un problema così importante se non ci fosse l’ossessione, di origine stoica e recepita dal cristianesimo, di creare una società retta da leggi naturali, e la tentazione di bollare come “contro natura” quello che non si capisce.

La natura invece ad un ebreo non insegna proprio nulla: come scrisse rav Joseph Soloveitchik (1903-1993), la dignità umana sta nel vincere la natura. Ed infatti lui interpreta Genesi 1:27 in senso metaforico: il maschio e la femmina di cui parla quel versetto sono allegorie dell’attività e della passività, caratteristiche di ogni persona, utili entrambe nel loro momento opportuno, non la codifica del binarismo dei sessi e dei generi.

Raffaele Yona Ladu


martedì 21 aprile 2015

Yom ha-Zikaron 5775 - 22 Aprile 2015

[1] Slain Palestinian teen added to Israel’s terror victims monument

[2] Mohammed Abu Khdeir removed from terror victims' memorial after family's request

Lo Yom ha-Zikaron = Giorno del Ricordo serve a commemorare sia i caduti in guerra che le vittime del terrorismo in Israele; quest'anno tra le vittime commemorate c'è Muhammed Abu Khdeir, un arabo palestinese di Gerusalemme (neppure cittadino israeliano) ucciso a 16 anni da tre giovinastri israeliani in un'azione terroristica.

Onore a tutti i caduti ed a tutte le vittime.

Raffaele Yona Ladu



Aggiornamento del 22 Aprile 2015: come dice [2], la famiglia ha chiesto ed ottenuto che Muhammed Abu Khdeir venisse cancellato dal monumento con l'elenco delle vittime del terrorismo. Peccato.

sabato 18 aprile 2015

Cineforum a tema ebraico LGBT

(Segue testo alternativo)



Cineforum a tema ebraico-LGBT e Lab vegano

Per introdurre le persone al mondo ebraico ed LGBT, ed alle attività della Havurà [gruppo di studio] Non è in cielo, si organizza un cineforum in cui si proietteranno al Milk i seguenti film:
1. 29 Aprile 2015: Vai e vivrai (2005), di R. Mihaelanu
Uno dei compiti dello Stato d’Israele è la “riunione degli esuli”, ovvero riportare tutti gli ebrei nel Paese; ma chi è ebreo? Ed essere ebrei contraddice essere solidali? 
2. 13 Maggio 2015: Valzer con Bashir (2008), di A. Folman
Ambizione di Israele è fare la pace con i suoi vicini, ma nel 1982 il governo israeliano è stato “indirettamente responsabile” di un crimine di guerra, su cui il regista indaga. 
3. 27 Maggio 2015: Eyes Wide Open (2009), di H. Tabakman
Il Talmud (bQiddushin 82a) nega l’omosessualità tra gli ebrei – ma il film mostra la difficile vita di un gay ultraortodosso; non rischia la morte per mano d’altri, ma l’ostracismo sociale può uccidere comunque.
(parlato in ebraico, sottotitoli in italiano) 
4. 24 Giugno 2015: Yentl (1983), di B. Streisand
Yentl, una “donna con l’anima di un uomo”, convince il padre Mendel ad insegnarle la Torah, prende poi il nome di suo fratello Anshel, ed entra in una scuola rabbinica. Ma un rabbino deve essere sposato con una donna … 
5. 8 Luglio 2015: Dybbuk (1937), di M. Waszyńsky
Che succede quando due ebrei maschi sono affascinati l’uno dall’altro? Era accaduto nel Talmud (bBava Metzi’a 84a), ed accade nel film: promettono di far sposare i loro figli insieme, ed essere così per sempre legati – ma la promessa viene tradita, e l’anima del mancato sposo s’impossessa della mancata sposa …
(parlato in yiddish, sottotitoli in inglese, liturgie in ebraico – cantate da Gershon Sirota, di cui si comprano tuttora i dischi, sebbene sia morto nella rivolta del Ghetto di Varsavia del 1943). 
Tutte le proiezioni si svolgeranno alle 21:00 al Milk
(Via Antonio Nichesola, 9, 37132, Verona)

Ma alle 20:30 verrà offerto un buffet da

Lilith’s Vegan Eden - Laboratorio di cucina vegana

Chi desidera collaborare alle attività del laboratorio ed al buffet
può telefonare a Luigia (+39.345.7153230) e venire già alle 19:00
Si chiede agli altri un contributo di 5,00 Euro per le spese

Ingresso riservato ai possessori di tessera ARCI
Hanno contribuito inoltre i circoli:

Lieviti e Milk


Sabato di Solidarietà - 22 Maggio 2015 - 4 Sivan 5775 - Parashat Bamidbar - 48° giorno dell'Omer

[1] Solidarity Sabbath

Il sito [1] invita a partecipare ai riti ebraici di Sabato 22 Maggio 2015 (secondo il calendario ebraico è il 4 Sivan 5775, e la lettura biblica del giorno è Parashat Bamidbar [Numeri 1:1-4:20]) per sostenere la libertà religiosa ed opporsi, in particolare, all'antisemitismo.

Per quanto sia laico "Non è in cielo", noi sosteniamo la libertà religiosa, e riteniamo opportuno partecipare all'iniziativa.

Raffaele Yona Ladu

martedì 7 aprile 2015

L'ANED ha ragione da vendere

[1] Corteo del 25 Aprile a Roma, l'ANED: a queste condizioni non potremo esserci

Riproduciamo e condividiamo il duro comunicato dell'ANED pubblicato in [1]
Corteo del 25 Aprile a Roma, l'ANED: a queste condizioni non potremo esserci

La sezione Aned di Roma ha ritirato la propria adesione alla manifestazione unitaria per il 70mo anniversario della Liberazione nella Capitale. La decisioneè stata assunta al termine di una riunione organizzativa presso l'ANPI di Roma, lo scorso 30 marzo, a causa della dichiarata volontà di diverse organizzazioni presenti di impedire il ricordo nel corteo della partecipazione alla guerra di liberazione anche della Brigata Ebraica.

Già l'anno scorso, nel corso del corteo del 25 Aprile, lo spezzone di corteo che ricordava la Brigata Ebraica fu assaltato da gruppi di sedicenti filo-palestinesi, che cercarono di strappare le bandiere con la stella di Davide ai manifestanti. Ne nacque uno scontro che fu risolto dall'intervento massiccio della polizia, mentre molti presenti abbandonavano in fretta l'area della manifestazione.

Questo il comunicato emesso dalla sezione di Roma dell'ANED:

"Il 25 Aprile, a Porta San Paolo l’ANED – Roma (Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi Nazisti) non ci sarà!

"Siamo giunti a questa amara e travagliata decisione a seguito a quanto accaduto nella riunione tenutasi presso la Casa della Memoria lunedì 30 marzo 2015, in preparazione della manifestazione/corteo per i 70 anni del 25 aprile 1945, Festa della Liberazione.

"Dopo lunghe ore di discussione conflittuale con le organizzazioni presenti, ANPI, Partigiani Giustizia e Libertà, CGIL, Partito Comunista, Rifondazione Comunista, Brigata Ebraica, Comunisti Italiani, Unione Studenti Italiani, Patria Socialista, Centro Sociale Acrobat, Centro Sociale Link, Fronte Palestina, Rete Romana Palestina, Rappresentanza Palestina in Italia, e altre molte delle quali non si capisce a che titolo presenti, discussioni in cui le minacce e gli insulti hanno prevalso, e hanno evidenziato gli stessi inaccettabili presupposti che, nelle passate edizioni, hanno dato luogo a veri e propri episodi di intolleranza.

"Noi che rappresentiamo gli ex deportati, sommersi e salvati, nei campi nazisti, sia politici che razziali, non possiamo accettare che lo spirito e i significati del 25 aprile, della Resistenza e della Liberazione vengano così totalmente snaturati e addirittura fatti divenire atto di accusa contro le vittime stesse del nazifascismo.

"Non possiamo accettare che rappresentati della lotta partigiana, della Liberazione, siano messi al bando solo ed esclusivamente per intolleranza.

"Con grande tristezza nel cuore quest’anno, quindi, non ci potremo essere".
Appresa la notizia, la Presidenza nazionale dell'ANED si è rivolta alle altre organizzazioni della Resistenza, sollecitando una presa di posizione unitaria che scongiuri una frattura alla vigilia del settantesimo anniversario della Liberazione.

"La questione della manifestazione romana per il 70° della Liberazione - ha commentato il vicepresidente Dario Venegoni - non può finire così, con l'Asociazione degli ex deportati messa in condizione di non poter partecipare, per la prima volta in 70 anni, al corteo unitario di Porta San Paolo. Il punto è: quella manifestazione è ancora 'unitaria'? Se non lo è - e allo stato attuale, con evidenza, non lo è -, occorre che le forze della Resistenza reagiscano e impongano un'altra linea, che sia coerente con la storia e i valori della Resistenza".

L'ANED ha ribadito la piena legittimità della presenza nei corteidel 25 Aprile di chi vuole ricordare il contributo della Brigata Ebraica alla guerra di Liberazione. "La Brigata Ebraica è esistita, ha combattuto, ha avuto i suoi morti combattendo al fianco degli Alleati e dei partigiani per la libertà del nostro paese, ha detto Dario Venegoni. Combatteva sotto l'insegna della stella di Davide. Onorare questi combattenti è un dovere di tutti, allo stesso modo come onoriamo tutti gli antifascisti , di qualsiasi orientamento politico fossero.

Perché la forza della Resistenza sta proprio nel pluralismo di forze che si seppero unire per combattere contro il fascismo e il nazismo, superando le proprie divisioni contingenti. Negare questo vuol dire negare la ragione stessa del 25 Aprile".
Non è questo il modo di sostenere la causa palestinese.

Raffaele Yona Ladu

lunedì 6 aprile 2015

Il nostro logo

Si ringrazia il grafico Zeno Menegazzi

Apericena pasquale del 3 Aprile 2015 - 15 Nisan 5775

[1] Apericena Pasquale a tema ebraico [evento Facebook]


Il 3 Aprile 2015 - 15 Nisan 5775 si è svolta al Milk Verona LGBT Community Center l'apericena a tema ebraico - come spiega il volantino allegato, non era il caso di organizzare un Seder vero e proprio.

C'è stata una decina di paganti, che hanno generosamente sostenuto il Verona Pride; non si è distribuita un'Haggadah, ma il volantino che qui si riporta:

Pesach 5775 – Pasqua 2015

Stasera è la prima luna piena di primavera, e si celebra quindi la Pasqua ebraica. È una festa con tanti nomi, di cui quello che ci piace di più è “Festa della nostra liberazione”, “Chag Cheiruteinu” in ebraico.

Gli stessi rabbini religiosi (ci sono anche rabbini atei) avvertono che l’Egitto non è solo un luogo fisico, e la liberazione non è solo dai lavori forzati: l’Egitto è il più grande degli armadi, quello che ti fa perdere la tua identità perché la nascondi pure a te stesso.

Uscire dall’Egitto è una cosa che si deve perciò ripetere in ogni momento, non solo celebrare ogni anno, ricordava il rabbino Nachman di Breslov, più noto perché diceva che il più grande comandamento è essere sempre felici.

Anche se il racconto biblico dell’esodo è storicamente implausibile, ciononostante ha ispirato moltissimi movimenti di liberazione – per esempio, è stato facile per i neri d’America identificarsi con gli ebrei di cui parlava la Bibbia, ed identificare il Mississippi con il Nilo.

Non capiremmo l’opera del pastore battista Martin Luther King se non fosse stato ispirato dall’Esodo,e nemmeno i molti ebrei (tra cui il rabbino Abraham Joshua Heschel) che lo aiutarono.

Un più ampio studio l’ha fatto l’americano Michael Walzer, nel suo libro “Esodo e rivoluzione”; ma la cosa più importante che lui ricorda è che, come la fine dell’oppressione dipende dalla decisione degli oppressi, la sua continuazione dipende dai compromessi che loro fanno con lei.

La descrizione degli ebrei che rimpiangono l’Egitto da cui prima se ne erano voluti andare è psicologicamente felice, ed anche nel movimento LGBT troviamo persone che preferiscono coprire l’omofobia, la bifobia e la transfobia istituzionalizzate anziché smascherarle.

Non possiamo inventarci miracoli per uscire dai vicoli ciechi; quello che possiamo e dobbiamo fare è smascherare l’oppressione e convincere le persone a combatterla proponendo loro un futuro migliore.

***

Questa cena è stata preparata rapidamente come le azzime di cui parla il racconto biblico, a cui non fu dato il tempo di lievitare, tanta era l’urgenza di uscire dall’oppressione – spero che perdonerete alcuni difetti e non farete mancare il vostro appoggio al Verona Pride.

Non è una cena pasquale in piena regola, perché sarebbe stata molto laboriosa ed anche noiosa per alcuni; nel prepararla abbiamo cercato però di rispettare le regole alimentari ebraiche, che a Pasqua diventano particolarmente stringenti.

***

“Non è in Cielo” è una Havurà [gruppo di studi ebraici] ospitata dal Milk; anche se ognuno è il benvenuto, anche solo per curiosità nei confronti della storia e della cultura ebraica, essa fa capo alla Society for Humanistic Judaism. Per essa l’ebraismo non è una religione, ma una identità storica e culturale, e riconosce come ebreo chiunque voglia far parte di questo popolo, e condividerne il destino (non è, purtroppo, un impegno dappoco).

Celebra anche matrimoni tra ebrei e non ebrei (cosa non scontata), indipendentemente dal genere degli sposi, in quanto sostiene il matrimonio egualitario ed i diritti LGBT in genere. Sostiene inoltre lo stato d’Israele, ma anche la pace con i palestinesi – e l’eguaglianza dei diritti di tutti i cittadini israeliani (cosa neppure questa scontata).

Il nostro obbiettivo non è solo il discutere di questioni ebraiche, e di far conoscere l’ormai lunga tradizione, non solo americana (pensate a Mario Mieli), di militanti ebrei LGBT, ma anche di raccogliere almeno 5 persone per fare di questa Havurà un circolo ARCI – affiliato anche alla SHJ.

Come si dice in ebraico, BeTeiavon = Buon Appetito!

Lancio del gruppo - 21 Marzo 2015

Oggi, 21 Marzo 2015, è il primo giorno del mese ebraico di Nisan dell’anno ebraico 5775. Ne approfittiamo per annunciare la nascita del gruppo ebraico-umanistico-LGBTQIA che viene ospitato dal Milk Verona LGBT Community Center ogni due mercoledì sera a partire dal 29 Aprile 2015.

Il gruppo si chiama Non è in cielo per citare Deuteronomio 30:12, ripreso da un celebre passo del Talmud babilonese (Bava Metzi’a 59b), in cui ad un paladino della tradizione si risponde che la legge non si trova in cielo, ma viene stabilita dagli uomini di comune accordo.

L’ebraismo è sempre stato plurale, e la denominazione umanistica è nata negli USA nel 1963, ad opera del rabbino Sherwin Wine (1928-2007) e del celeberrimo storico dell’Olocausto Yehuda Bauer (1928-vivo!); a livello mondiale si organizza nella  (Federazione Internazionale dell’Ebraismo Laico ed Umanistico), negli USA nella Society for Humanistic Judaism.

In Italia è esistito un gruppo siffatto a Milano per diverso tempo, che organizzava incontri per leggere e commentare testi ebraici o di argomento ebraico, ma ora ha chiuso i battenti. Non è in cielo riparte dall’inizio, con il beneplacito (e qualche suggerimento) della Society for Humanistic Judaism.

È opportuno precisare che di questo gruppo può far parte chiunque abbia anche solo una minima curiosità per la storia e la cultura ebraica, senza per questo lasciare la propria identità od assumerne una nuova, nonché che l’atteggiamento di questo gruppo verso il conflitto israelo-palestinese si condensa nella locuzione “Due stati per due popoli”.

Contrariamente agli ebrei ortodossi, gli ebrei umanisti e di altre denominazioni (vedi qui) sono LGBT-friendly, e vi riporto la posizione della Society for Humanistic Judaism sul matrimonio egualitario:
La Society for Humanistic Judaism sostiene il diritto al matrimonio per le coppie dello stesso sesso 

  • Siccome l'SHJ afferma il valore intrinseco e la dignità di ogni persona; 
  • Siccome l'SHJ sostiene il diritto e la responsabilità degli adulti di scegliere i loro partner coniugali; 
  • Siccome la filosofia dell'SHJ sostiene eguali diritti e responsabilità per tutti nelle questioni di matrimonio e divorzio, e, 
  • Siccome alle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender sono stati negati i benefici sociali, economici e politici, nonché le conseguenze, del matrimonio e del divorzio, 
  • Sia deciso che noi sosteniamo il riconoscimento legale del matrimonio e del divorzio tra adulti del medesimo sesso, e che affermiamo il valore del matrimonio tra due adulti impegnati, con il senso delle obbligazioni, responsabilità e conseguenze che ne derivano. 
Aprile 2004
Per questo, e per il non teismo dell’ebraismo umanista (leggete la dichiarazione che segue), il Milk Verona LGBT Community Center ha concesso ospitalità a Non è in cielo.

Si propone per la sera del 3 Aprile 2015/15 Nisan 5775 una cena a tema ebraico al Milk; sebbene sia la prima sera della Pasqua ebraica, non si tratta di un (laborioso!) Seder Pesach in piena regola, ma di una cena di finanziamento del prossimo Verona Pride, con questo menu (provvisorio):

  • Antipasti: insalate a buffet con salse varie;
  • Primo: gnocchi di patate con il sugo dello stracotto (o di pomodoro, per i vegetariani);
  • Secondo carnivoro: stracotto di carne con cipolla e pomodoro;
  • Secondo vegetariano: uova in camicia;
  • Contorno: melanzane al funghetto;
  • Dolce: torta al cioccolato (preparata senza uova, né latte, né burro);
  • Frutta di stagione.
Beteavon = Buon appetito!

Verona, Italia, 21 Marzo 2015 – 1 Nisan 5775
Raffaele Yona Ladu

Traduzione di una pagina del sito della Society for Humanistic Judaism:

Cos'è l'ebraismo umanista?


L'ebraismo umanista offre agli ebrei culturali e laici un'alternativa non teista nella vita ebraica contemporanea. Definisce l'ebraismo come l'esperienza storica e culturale del popolo ebraico. L'ebraismo umanista abbraccia una filosofia umano-centrica che combina il pensiero razionale con un profondo legame con il popolo ebraico e la sua cultura. Gli ebrei umanisti apprezzano la loro identità ebraica e gli aspetti dell'ebraismo che offrono un'espressione genuina del loro modo di vivere contemporaneo. Gli ebrei umanisti celebrano le feste ebraiche e gli eventi del ciclo di vita ebraico (come matrimoni, bar e bat mitzwah) con cerimonie ispirate che si ispirano, ma vanno anche oltre, ai simboli ed alla liturgia tradizionale.

Cosa dichiarano gli ebrei umanisti?

Gli esseri umani possiedono il potere e la responsabilità di foggiare le loro vite indipendentemente da un'autorità soprannaturale.
Un ebreo è una persona che si identifica con la storia, la cultura ed il futuro del popolo ebraico.
Ebraismo è la cultura storica del popolo ebraico.
La storia ebraica è una saga umana, un testamento del significato del potere e della responsabilità umane.
L'identità ebraica si conserva meglio in un ambiente libero e pluralistico.
Etica e morale devono servire i bisogni umani.
La libertà e la dignità del popolo ebraico devono accompagnarsi alla libertà ed alla dignità di ogni essere umano.

In cosa credono gli ebrei umanisti?
Ogni ebreo ha il diritto di creare un significativo stile di vita ebraico libero da un'autorità soprannaturale e da una tradizione imposta. La filosofia umanistica afferma che la conoscenza ed il potere vengono dalle persone e dal mondo naturale in cui vivono. La continuità ebraica esige la conciliazione tra la scienza, l'autonomia personale, e la lealtà ebraica.

Lo scopo della vita è la dignità personale e l'autostima. La vita ha valore quando tutte le persone si vedono come aventi un valore. La dignità e l'autostima sono diverse dalla felicità. La felicità non è tanto lo scopo della vita, quanto la conseguenza di averlo raggiunto. L'autostima dipende dall'autonomia. Ogni persona autonoma si sente responsabile per la direzione fondamentale della propria vita e sente che nessun altro ha il diritto di usurpare questa responsabilità. Autonomia non significa che ogni persona è individualmente autosufficiente. La sana dipendenza è orizzontale, piuttosto che verticale.

Le radici laiche della vita ebraica sono altrettanto importanti di quelle religiose. L'ebraismo è una cultura etnica. Non è caduta dal cielo. Non è stata inventata da un portavoce divino. È stata creata dal popolo ebraico. È stata foggiata dall'esperienza ebraica. Le feste sono risposte ad eventi umani. Le cerimonie sono celebrazioni di sviluppi umani. La musica e la letteratura sono ispirate dall'esperienza umana.

Che fanno gli ebrei umanisti?


Gli ebrei umanisti celebrano le feste ebraiche e segnano le tappe della vita con cerimonie significative. Il popolo ebraico forma una famiglia estesa la cui storia condivisa, i cui ricordi ed il cui destino sono commemorati in belle cerimonie festive. Gli ebrei umanisti trovano significativo celebrare la vita attraverso il calendario ebraico storico e cercano di interpretare questo calendario in modo naturalistico. La nascita di un figlio, il maturare (Bar/Bat Mitzwah e Confermazione), il matrimonio, e pure la morte consentono alla famiglia ed alla comunità di rinforzare la loro unità e di articolare i valori che rendono la vita degna di essere vissuta all'interno di un contesto culturale e storico ebraico.

Gli ebrei umanisti sono attivamente impegnati nell'educazione dei bambini e degli adulti. Vogliono capire le credenze ed il comportamento dei loro avi senza sentirsi obbligati a concordare con le credenze del passato. Vogliono che i loro figli sviluppino onestamente le loro convinzioni - sulla base della conoscenza, non dell'indottrinamento. Cercano di esplorare l'intera gamma delle esperienze ebraiche, passate e presenti, e di scegliere quello che è rilevante e significativo.

Gli ebrei umanisti creano delle comunità. Esprimono la necessità di solidarietà culturale e mutuo sostegno. Una congregazione ebraica umanistica fornisce identità di gruppo, educazione degli adulti, educazione dei giovani, un luogo per le celebrazioni pubbliche delle vacanze e delle cerimonie legate al ciclo di vita, ed una voce comunitaria per il punto di vista ebraico-umanistico.

Gli ebrei umanisti insegnano ed apprendono il comportamento etico. Le abilità per la sopravvivenza e la felicità non sono istintive. Sono acquisite. Contare su se stessi, la cooperazione, la generosità, la compassione e la razionalità sono esercizi quotidiani. E sono altrettanto importanti delle abilità accademiche.