lunedì 22 giugno 2015

Chi non sa confrontarsi con il pensiero della differenza sessuale




Francis DeBernardo, l'autore di [1], ha notato che l'enciclica [2] dedica anche un paragrafo al corpo ed al genere; l'autore sembra ignorare l'italiano, e cita il testo inglese; io ve lo riporto in italiano:
155. L’ecologia umana implica anche qualcosa di molto profondo: la necessaria relazione della vita dell’essere umano con la legge morale inscritta nella sua propria natura, relazione indispensabile per poter creare un ambiente più dignitoso. Affermava Benedetto XVI che esiste una «ecologia dell’uomo» perché «anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere».[120] In questa linea, bisogna riconoscere che il nostro corpo ci pone in una relazione diretta con l’ambiente e con gli altri esseri viventi. L’accettazione del proprio corpo come dono di Dio è necessaria per accogliere e accettare il mondo intero come dono del Padre e casa comune; invece una logica di dominio sul proprio corpo si trasforma in una logica a volte sottile di dominio sul creato. Imparare ad accogliere il proprio corpo, ad averne cura e a rispettare i suoi significati è essenziale per una vera ecologia umana. Anche apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé. In tal modo è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra, opera di Dio creatore, e arricchirsi reciprocamente. Pertanto, non è sano un atteggiamento che pretenda di «cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa».[121]
Come riferisce [1], c'è chi ha dedotto che Papa Francesco intendesse condannare il transessualismo/transgenderismo; sicuramente ha una concezione "essenzialista" della differenza sessuale, e ritiene che chi non la condivide intenda cancellarla perché non sa confrontarsi con essa.

Il problema è che l'"essenzialismo" non è l'unico modo di concepire la differenza sessuale, e perfino nel pensiero cattolico e cristiano questa è un'evoluzione recente, come ha osservato Megan K. DeFranza.

Concezioni diverse non le hanno solo gli ebrei (ho citato in altre occasioni Joseph Ber Soloveitchik ed Abraham Joshua Heschel), ma anche i valdesi e, immagino, anche altre confessioni cristiane - il papa sarebbe tenuto a considerarli dei "cancellatori", insieme con le femministe che seguono.


Nel 2005 la sua socia Alessandra Antinori ha pubblicato lo scritto Maschile e Femminile: che "genere" di sapere, che potete leggere nella sua interezza in [3], e di cui vi riporto il brano che mi sembra più interessante, alle pagine 11-12 di [3], tratto dal contributo di Anna Maria Piussi Ragione femminile e ordine dell'educare (il culmine l'ho riportato in corsivo, il climax in corsivo grassetto):
D'altra parte l'educazione, come possibilità di conoscenza di sé e del mondo attraverso un'altra donna, e come iniziazione ad un orizzonte di senso e ad uno stile di vita in cui affermare in modo libero la propria umanità femminile, coincide con 1’avvenire della differenza sessuale. Purché questa non sia intesa riduttivamente come somma di controvalori rispetto al maschile come biologia e storia femminile già data, ma come qualcosa che si costruisce tra donne nell'atto di inverare la nostra condizione originaria di esseri umani femminili affidandola alla dimensione del linguaggio e dell'autosignificazione: e dunque quale «nostro altro ancora da attualizzare, nostro al di qua e al di la di vita, di forze, d'immaginazione, di creazione, nostra possibilità di un presente e di un avvenire» [9].
In questo orizzonte di senso l’educazione, come generare/generarsi del soggetto femminile dalle modificazioni da esso stesso agite, esalta al massimo il suo significato politico, di trasformazione del reale (umanità e storia), quel significato che, pur sempre presente nel suo concetto, la sua storia troppo spesso ha tradito, mortificandolo alla conservazione dell'esistente.
Per quanto finora detto, l'ordine educativo femminile non va inteso come sistema compiuto di dispositivi materiali e simbolici, di norme, regole ecc. prodotto da un atto volontaristico o da un pensiero astratto dalle pratiche sociali da contrapporre all'ordine maschile, ma come il prender corpo nella scena educativa comune, perciò anche nella scuola di tutti, di alcune idee-forza (e di altre che verranno dalla pratica politica e dal mondo delle donne) che sono già il risultato dell'elaborazione teorico-politica delle donne, del loro farsi soggetto.
[Pag. 12]
Non è dunque in riferimento a valori e qualità corrispondenti ad un supposto carattere biologico-sociale femminile, o ad una presunta essenza o identità dell'essere donna, che questo ordine si costituisce: perché questo avverrebbe in un regime di soggezione a quanto pensato dall'altro soggetto, obbligando le donne alla fantasia di una realtà fatta da altri. Questo ordine invece, che ha carattere di necessità perché corrisponde alla verità della differenza sessuale, viene alla luce generando i propri principi costitutivi in riferimento ai valori scaturiti dalle relazioni tra donne che hanno inteso valorizzare il proprio sesso per farsi soggetti.
La fonte dell'ordine educativo femminile sono dunque i rapporti tra donne, in particolare quelli che si giocano all'interno dei processi formativi e della scuola. Da qui, dal contesto stesso delle pratiche educative e didattiche che si modificano in forza delle mediazioni femminili, scaturiscono nuovi principi e criteri regolativi di un agire e di un accadere educativo non escludenti o depotenzianti i soggetti femminili, ma capaci di includerli positivamente perché ad essi corrispondenti. Di modo che, per le donne, chiamare alla piena esistenza il proprio io entrando nel mondo umano per i tramiti della cultura e dell'intersoggettività sia insieme dar vita ad un mondo che, come soggetti, si è contribuito a significare aprendo nuovi orizzonti di senso e di visibilità, e che dunque non ci nega. E trascendere la propria esperienza immediata per trasformarla in sapere di sé e del mondo, eccedendo la datiti del proprio esistere per farsi eccellenti, in cui consiste l'educazione, non significhi tradimento di sé e tradimento della propria origine, la madre.
[9 corrisponde a] Luce Irigaray, Femmes divines, in Sexes et parentés, Paris, Minuit, 1987, p. 85
Come potete notare, le "femministe della differenza" di Diotima sono le critiche più feroci del pensiero papale, che ritengono un cadeau empoisonné = regalo avvelenato.

Due cose sono da aggiungere.

La prima è che la "differenza sessuale secondo il papa" viene concepita solo all'interno della matrice eterosessuale, come mostra questo brano:
Anche apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé. In tal modo è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra, opera di Dio creatore, e arricchirsi reciprocamente.
Infatti mascolinità e femminilità sono concepiti solo in funzione l'una dell'altra - i rapporti omosessuali sono passati sotto silenzio.

È stato osservato che Papa Francesco non vuole morte le persone omosessuali, e probabilmente salverebbe loro la vita, se del caso; ma questi rapporti sono per lui un "vizio nefando", di cui non si deve parlare.

Infine, particolarmente sgradevole è questa frase (il corsivo grassetto è mio):
Pertanto, non è sano un atteggiamento che pretenda di «cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa».
L'espressione non è sano non è scappata di mano ad un semplice blogger: deve aver superato il finissimo vaglio a cui la Curia Romana sottopone tutti gli scritti (e probabilmente anche i discorsi) pontifici, quindi è pienamente intenzionale.

Devo perciò rispondere che non tocca al papa stabilire ciò che è sano e ciò che è malato.

Né alla sua carica, né tanto meno alla sua persona, in quanto Jorge Maria Bergoglio non ha né le cognizioni, né il titolo legale per farlo: ha una laurea in filosofia, ed ha insegnato letteratura e psicologia (e perché non filosofia?) in due scuole medie superiori gesuite (secondo la voce che gli dedica Wikipedia in inglese), però non è mai stato abilitato alla psicoterapia.

Ma, soprattutto, perché le perizie psichiatriche dovrebbero star fuori da ogni serio dibattito. Anche quando si giudicano poeti come Hölderlin, compositori come Schumann, matematici come Newton oppure Nash, filosofi come Nietzsche, pittori come Van Gogh, sono le opere a contare, non la psicopatologia dell'autore.

Quella frase può essere letta in molti modi, per esempio come un incoraggiamento ai terapeuti riparatori; in ogni caso, credo che l'uso strumentale della psichiatria, come accadeva nelle dittature argentina, sovietica, ecc., dovrebbe essere bandito.

Il papa è convinto che esista una sola concezione possibile della differenza sessuale - la sua; e chi non la condivide non è sano. Ora abbiamo capito perché il suo ordine religioso (noto per la qualità delle sue scuole) si è ben guardato dal fargli insegnare la filosofia, anche solo ai liceali.

Gli omofobi temono (a torto) di finire in galera per le loro opinioni (che sono cosa ben diversa dall'ingiuria, dall'incitamento, dall'istigazione) - devo invece temere di finire in manicomio perché il papa, anziché confutare i suoi avversari ideologici, trova più comodo patologizzarli?

Raffaele Ladu
Dottore in Psicologia Generale e Sperimentale.

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