domenica 28 giugno 2015

Levinas contro i no-gender


Il testo [1] è del 1934, quindi uno fatica a capire come potrebbe applicarsi ad un movimento che ha pochi anni di vita, quello dei no-gender, visto che oltretutto l'autore è nato nel 1904 ed è morto nel 1994.

Purtroppo, questi movimenti hanno abbracciato dolosamente il presupposto fondamentale dell'hitlerismo che già nel 1934 Levinas aveva ferocemente criticato: l'idea che l'io non possa fare astrazione dal corpo, e vi sia anzi inchiodato.

Se per i nazisti questo significava che esistevano una "scienza ariana" ed una "scienza giudaica" (Levinas ha però cura di ricondurre le differenze tra le persone al retaggio storico - ma non cambia la situazione, perché per lui la filosofia dell'hitlerismo è soprattutto una filosofia dell'irrimediabile, dell'impossibilità per le persone di trascendere il loro passato, prima ancora che la loro biologia), e che ariani e non ariani non potevano essere concittadini, per i movimenti no-gender questo significa che le differenze corporee tra uomini e donne rendono impossibile per gli uni agire come le altre.

Quello che rimane implicito, ma che non manca di spaventare chi guarda oltre la superficie, è che, se uomini e donne sono essenzialmente diversi (quello che Levinas dice della razza per i nazisti vale per il sesso per i no-gender), questo significa che non possono discutere, e quindi condividere una verità od una decisione, perché le idee degli uni e degli altri diventano irrimediabilmente sessuate.

Se le idee non sono più aperte alla condivisione da parte di tutti gli esseri umani, appunto perché marchiate come "maschili" o "femminili", esse possono diffondersi soltanto se il gruppo umano che le abbraccia diventa padrone del mondo.

Ergo, riconoscere una diversa essenza negli uomini e nelle donne significa prescrivere loro di lottare blocco contro blocco per la supremazia sociale, culturale, politica. Inutile dire che i maschi, essendo coloro che l'hanno sempre esercitata, sono di gran lunga i favoriti.

Lévinas ricorda che la libertà non è soltanto approfittare di alcune facoltà, ma impegnarsi a riconoscere in ogni altra persona il proprio pari verso cui si è responsabili - se si è invece convinti che l'umanità sia divisa in gruppi irrimediabilmente resi eterogenei dai loro diversi corpi, questo riconoscimento è impossibile.

Riconoscere la differenza tra sesso e genere significa impedire all'io di lasciarsi inchiodare, ovvero "prendere coscienza della propria situazione sociale" per "affrancarsi dal fatalismo che essa comporta". Sono frasi marxiane che a Levinas piacciono poco, ma che lasciano aperta la possibilità per l'io di astrarsi dal corpo.

Pretendere di collassare il genere nel sesso equivale a far collassare l'essere nel corpo. Levinas non riconosce in ciò nulla di ebraico, e neppure di cristiano - cosa che può stupire molti cattolici delle ultime generazioni, nati dopo la mutazione avvenuta nella loro fede.

Si è cercato di superare la sessuofobia cristiana tradizionale, ma lo si è fatto in modo assai poco accorto, abbracciando una concezione essenzialistica della differenza sessuale (cosa non solo poco ragionevole, ma che già allontana dal dettato biblico), e poi identificando quest'essenza nel corpo - con le conseguenze che Levinas individua.

Secondo me, questo lo si è fatto per difendere il divieto delle donne cattoliche a ricevere il sacramento dell'ordine. Alimentare una filosofia che in passato ha portato alla dittatura ed al genocidio è stato considerato il male minore.

Raffaele Yona Ladu

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